IspirazioneLifeResistere alle avversità o cedere? - Elisa Renaldin - Esperienze traformative

16 Dicembre 2019by Elisa Renaldin

Quante volte ti sei trovato o ti sei trovata a dover gestire stati d’animo negativi ricorrenti? Magari dapprima è un lieve malessere che va e viene, a cui non presti o non vuoi prestare particolare attenzione. Poi vedi che si ripresenta più volte, ma tenti di ignorarlo non dandogli troppa importanza (in fondo, ti dici, non possiamo perderci in un bicchier d’acqua e…non perdiamoci d’animo!!). Poi ti rendi conto che la situazione peggiora, il malessere aumenta, devi prendere coscienza del fatto che, dentro di te, qualcosa si è, come dire, spostato, e necessita che tu guardi con attenzione. Magari hai anche usato delle strategie per rimetterti “in carreggiata” ti sei preso un momento di pausa oppure hai staccato la spina per qualche giorno, ti sei concentrato su altro, hai programmato i prossimi passi rivedendo la lista di priorità, hai trovato qualche nuovo stimolo e, dopo esserti tranquillizzata capendo che tutto dipende da te e che si tratta di restare focalizzati su ciò che si desidera e non su ciò che si vuole evitare, ti sei rimessa in moto.

Che fare nei momenti no?

Ma questo benessere ha i giorni contati. Basta poco per farti uscire nuovamente da una zona di equilibrio che ti accorgi essere molto fragile. Le circostanze hanno di nuovo la meglio su di te, e anche se ti sforzi di tirare avanti facendo il tuo dovere, sotto sotto, serpeggiante, ancora si annida quel disagio, come un grigiore sottostante, che offusca i colori. Puoi tirare avanti ancora un po’, puoi motivarti, puoi cercare elementi positivi, puoi fare sforzi aggiuntivi, ma tutto ti leva forze, anziché restituirtele, e non c’è verso: i colori non sono poi così brillanti come vorresti, o come sai che dovrebbero essere. A quel punto cosa fai? Magari vorresti semplicemente confidarti con qualcuno, ma ti guardi intorno e ti accorgi che, a guardare bene, nessuno è adatto a comprendere il tuo disagio. O non sono in grado di esserti di aiuto, o stanno proprio “su un altro pianeta”, oppure hai un ruolo per cui non ti puoi permettere di apparire stanco, abbattuto, demoralizzata o scoraggiata, perché il tuo ruolo è aiutare e sostenere gli altri, e non puoi dare di te un’immagine debole o affaticata. Inoltre, anche gli amici intimi che potrebbero darti un sostegno, in realtà iniziano con la solita solfa: “ma perché ti senti così…… pensa positivo… concentrati su quello che va e non su quello che non va… pensa alle fortune che hai… e poi così mi fai preoccupare… non è bello quello che dici…” e via dicendo. Praticamente in mezzo a tre fuochi: da una parte, la pressione dovuta alla necessità di stringere i denti e andare avanti per raggiungere obiettivi e realizzare progetti, dall’altra l’impossibilità di manifestare debolezza, e dall’altra un mancato sostegno da persone vicine che, anziché aiutare realmente, rifuggono ogni sentore di negatività bollandolo come eccessivo e per di più manifestando preoccupazione o abbattendosi a loro volta.

Tutto questo non fa che aumentare la pressione interna, emotiva e mentale, che anziché fungere da stimolo, inizia ad essere di ostacolo, perché la motivazione, l’energia e l’entusiasmo se ne vanno a puttane. E lì non valgono più i soliti espedienti. Non basta pensare positivo, non basta prendersi una pausa, non basta svagarsi, non bastano una sauna e un massaggio, no. Se questo malessere è così eroico e persistente tanto da aver superato tutti gli ostacoli, deviato i tentativi di ristabilire l’ordine, bypassato gli sforzi per stare meglio e dribblato gli intenti, le nuove prospettive, i rilanci e le ipotesi di un miglioramento futuro, allora c’è dell’altro. Non siamo di fronte ad un malessere passeggero, una stanchezza momentanea, una demoralizzazione occasionale data da circostanze non ancora sistemate o avviate. Ho idea che siamo di fronte ad un messaggio importante e preponderante dell’Anima.

Resistere è la soluzione?

Vedete, non è che la mente, o Ego, può avere il potere e la capacità di capire tutto, determinare tutto, valutare, scegliere, programmare e portare a compimento tutto, secondo i suoi parametri, valori e giudizi. La mente non è l’unico elemento che ci rende esseri umani, abbiamo anche un apparato che fa capo al cuore, alle emozioni, alle sensazioni, all’intuito e…sì, all’anima, per farla breve. Se il disagio è della mente, allora la situazione si può effettivamente raddrizzare in tutti i modi che abbiamo elencato prima, ma se il disagio è dell’anima…mi spiace, ma bisogna guardare un po’ più a fondo. Forse sono stati trascurati degli aspetti di sé troppo a lungo, forse si sono ignorati segnali, forse abbiamo voluto andare ostinatamente avanti perché così avevamo deciso di voler o dover fare. Ma siamo sicuri che insistere, resistere e persistere siano sempre la strada migliore?

Alcune volte ci costringiamo a soffocare stati d’animo e sensazioni, negando a noi stessi la possibilità di esprimere – e vedere – cosa realmente si sta muovendo dentro di noi, molto in profondità. Non ci permettiamo nemmeno il lusso di dichiarare come stiamo, sbandierando ovunque che stiamo “bene”. Beh, se arriviamo al punto di essere spesso stanchi, di non aver voglia di fare un tubo e di non provare il benché minimo entusiasmo praticamente di fronte a nulla…allora non stiamo bene per un cacchio. E tutto il nostro organismo sarebbe davvero grato se gli riconoscessimo il diritto di sentirsi così, dichiarando apertamente e in maniera decisa: “sì, sto da schifo. Sì, non ho voglia di fare una beneamata mazza, mi alzo dal letto già svogliato, non mi interessa un accidenti del lavoro che devo fare e non mi sento felice per niente. Sì, sono demotivato. Sì, sono annoiata. Sì, sono incazzato. Sì, sono demoralizzata e frustrata”. E sarebbe tanto bello poterlo dire a qualcuno di cui ci fidiamo, che ci rispondesse: “Ok. E’ normale che tu ti senta così. Va bene, che tu abbia queste sensazioni, non le stai provando inutilmente e significano qualcosa, perciò fai bene a esprimerle”.

Esprimere il malessere, serve?

Esprimere le proprie sensazioni non ci serve a diventare ancora più depressi e svogliati, ma semplicemente a smetterla di negare una verità, specialmente di fronte agli altri, che magari sono abituati a vederci dinamici,  determinati, forti, intraprendenti, motivati…e proprio non ce la sentiamo di fargli sapere che anche noi ci sentiamo da schifo, abbiamo i momenti no, i periodi neri e le situazioni che proprio non vanno. Anche noi abbiamo problemi, anche noi siamo a volte sfiduciati o spaventati, ebbene sì. Ma come fai a dichiararlo a chiare lettere ad un mondo che rifugge ogni sentore di malessere, che fugge pur di non guardarsi dentro, che si aspetta il massimo della prestazione e che è pronto a puntare il dito se non sei super attivo e performante? Come fai a dirlo a chi si appoggia a te, e non può vederti cadere? Come fai a condividerlo con altri che non capiscono come stai realmente e non sono in grado di darti una mano? Beh, anzitutto va dichiarato a se stessi. Bisogna smetterla di negare che si sta soffrendo, e smetterla di tacersi. Come esistono i sani “vaffanculo”, che una volta pronunciati sono in grado di liberare energia compressa, anche dichiarare a se stessi che si sta da schifo può avere i suoi effetti rigeneranti, perché l’obiettivo – ripetiamolo – non è sprofondare ancor di più in uno stato d’animo negativo, ma non soffocare un lato “ombra” che sta decisamente cercando di comunicare con noi. E più ci ostiniamo a scappare, a non voler vedere, a non voler sentire e non voler esprimere, e più quel malessere crescerà, fino al punto di metterci in ginocchio. Non vogliamo arrivare a quel punto, vero?

Così come abbiamo piacere di sentirci dire da qualcuno: “capisco che tu ti senta così, è normale ed è umano”, dovremmo imparare ad accogliere noi per primi il nostro sentire, autorizzandoci a provare e a manifestare ciò che sentiamo. Se non passiamo da lì, non c’è verso di uscire dall’impasse. Con un livello di consapevolezza che ci focalizza sul voler vedere a fondo, ogni nostra azione agita per ritrovare equilibrio, avrà un altro valore. Allora alcuni sistemi di comprovata efficacia, come stare nella natura, scrivere, dipingere e muovere il corpo, faranno da apri pista per scavare in profondità dentro noi stessi, affinché ci venga rivelato dov’è esattamente il nucleo da sciogliere. Può darsi che durante una camminata ci venga in mente qualcosa di insolito e inaspettato, una improvvisa soluzione ad un problema, o anche un’intuizione importante che farà la differenza. L’anima parla quando è messa in condizioni di comunicare, e siccome non urla ossessivamente ma sussurra, ciò significa che dobbiamo fare silenzio, nella mente, e predisporre un luogo e un modo per comunicare con Lei. Quando però l’Anima ci dice che una certa cosa non la vuole fare più, e che di certe cose non ne vuol più sentir parlare…non possiamo ignorarla. Una volta che si è espressa così chiaramente, lei si aspetta che facciamo qualcosa, per rimetterci in una condizione migliore, che ci consentirà sia di stare meglio, che di andare verso le nostre migliori aspirazioni. Le grandi imprese si conducono attraverso uno stato di ispirazione, non galleggiando a fatica in un mare di stress e frustrazione. Magari non possiamo avere tutto e subito, forse le condizioni andranno cambiate un po’ alla volta, ma almeno abbiamo visto che è necessario apportare delle modifiche, ed è urgente iniziare da qualche cosa.

Luce e ombra

 Delle volte, nella nostra interiorità, si annidano dei nuclei d’ombra, che apparentemente ci ostacolano, ci mettono il bastone tra le ruote, creano scompiglio, disordine e disequilibrio. Quel disequilibrio va avanti per tutto il tempo fin quando non ci decidiamo a vedere, percepire e dichiarare cosa sentiamo, e conseguentemente accogliere, accettare, includere e guarire ciò che sentiamo, anche se è roba brutta brutta. Anzi, più è brutta e più ha bisogno d’esser vista e accettata, credetemi. Il più delle volte si tratta solo del “lato oscuro” di una qualità positiva. Noi siamo duali e viviamo in un mondo duale, che però fa capo all’Unità, perciò si tratta di ricostituire il più possibile un equilibrio tra le due polarità, senza negarne una per esaltare l’altra, senza lodarne una per rifuggire l’altra. Di base, noi siamo un’unica entità, che però è frammentata: l’obiettivo è rimettere insieme i pezzi. Come possiamo farlo se continuiamo a negare, soffocare, giudicare aspramente e rinnegare dei frammenti di noi? Vi garantisco che quando ci decidiamo a vedere, comprendere e accogliere le parti dolenti, soffocate, rinnegate e buie…queste si trasformano.

Per cui tante volte la soluzione non è “dai prova a stare meglio e concentrati su altro”, né tantomeno “io non voglio sentirmi così”, ma piuttosto “ok, va bene sentirmi così, andiamo ancora più a fondo in questo stato d’animo e diamogli il benvenuto”.

Ho scritto un capolavoro, lo so. Ma soprattutto, questa e altre tematiche vengono affrontate sia nel mio libro “Riaccenditi!” edito da Anima Edizioni, sia nel mio workshop che porta lo stesso titolo. Perciò come prima cosa inizia a leggere quel libro, dopo di ché inizia a dare un’occhiata al mio sito per sapere di più su questi percorsi. Se vuoi una mano, ascolta chi ci è già passato e ha ideato strategie, non perdere altro tempo a ballare in giro. Io sono qua. Poi non ditemi che non vi avevo avvisati… 😉

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Elisa Renaldin

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