Non tutte le strade portano a… Venezia

3 Dicembre 2018by Elisa Renaldin

Come si raggiunge la destinazione prescelta?

Perché Venezia? Avete presente la riproduzione della nostra città italiana in quel di Las Vegas? Ecco. Uso l’immagine di questa rappresentazione fittizia della nostra bella Venezia per porre l’attenzione sulla differenza tra un percorso evolutivo e un altro. Non è poi vero che tutte le strade portano a… Roma, cioè all’obiettivo finale che è quello della realizzazione del Sé, attraverso il congiungimento di Mente e Anima. Ci sono tanti percorsi che possono aiutare, agevolare, togliere i detriti, però molti confondono, fanno perdere l’orientamento, fanno perdere tempo, stancano, sono dei percorsi che deviano dalla strada principale, e fanno fermare e arenare in tanti rivoli.

Ci sono quelli che si fissano sul karma, o sulle vite precedenti, quelli che si fissano su determinati rituali che poi sono fini a se stessi. Ci sono molte scuole di pensiero che magari analizzano, istruiscono mentalmente, ma non consentono uno sviluppo emotivo, così come quelle che lavorano solo sull’aspetto emotivo o sulla catarsi ma non concludono niente sul piano cognitivo e della consapevolezza, oppure quelle che consapevolizzano ma non lavorano sul corpo e quindi non fanno  rilasciare accumuli emotivi ed energetici. Ognuno di questi percorsi ha il suo pezzettino utile, uno strumento che può aiutare in un’evoluzione complessiva, se si provano più strade. Quindi provarne tante va benissimo, perché così si impara anche a riconoscere la differenza tra ciò che serve e ciò che non serve a nulla.

 

Cosa serve a te?

La questione è anche molto soggettiva: c’è chi ha più bisogno di lavorare sul respiro, chi invece ha bisogno di lavorare sulle energie, chi più sul corpo, chi più sulle emozioni, chi più a ripulire la mente, chi più sulla concentrazione o sul rilassamento. Ognuno deve giustamente sperimentare e provare tante cose: la via del corpo, la via del cuore, la via della mente o dello spirito, oppure scegliere di seguire un’alimentazione di un certo tipo, oppure infischiarsene dell’alimentazione e concentrarsi sulla qualità dei pensieri. Sono tutte cose che hanno la loro importanza, l’ideale sarebbe mettere un pezzettino di conoscenza appreso qua e là da ogni strada e farne un percorso che contempli più vie, più visioni, più prospettive e sfumature. Così, piano piano, si arriva gradualmente a trovare la propria via, ovvero quella che è più funzionale a farci ritrovare la connessione tra Mente e Anima.

Questa Via, in realtà, è suggerita dalla propria Interiorità: c’è una parte di noi, dentro, che indica quali sono i percorsi migliori e mette fortemente in allarme di fronte a quelli che non sono veri, buoni, utili, proficui, ed è giusto seguire quell’intuizione. Il senso ultimo del discorso che sto facendo è relativo agli obiettivi finali, poiché ci sono dei metodi e dei percorsi che hanno dei limiti, arrivano fino a un certo punto e poi si fermano: si arriva lì e la strada è chiusa, non si va oltre. Oppure, ancora peggio, si giunge in un luogo che pare essere la destinazione ultima, ma in realtà non lo è, come le false Venezie riprodotte in alcuni parchi di divertimenti. Si ha l’impressione di essere giunti da qualche parte, in realtà si sente che ancora qualcosa non va, oppure si è perfettamente e totalmente convinti di essere giunti finalmente a destinazione (e questo è il danno peggiore), quando per la verità non esiste una destinazione ultima, ferma e statica, in cui uno arriva e si siede.

 

Non è mai finita?

E’ un percorso che non si ferma mai, e parliamo di una destinazione che deve essere autentica, ma non la si raggiunge definitivamente e per sempre, perché quando accadrà avremo compiuto lo scopo della nostra vita, potremo anche salutare questo mondo e tornare nelle sfere superiori in forma di spirito… Ma finché siamo qua, la destinazione è trovare una “città”, una Venezia autentica, che però ci consenta di vivere noi stessi per ciò che siamo realmente, si tratta di trovare i noi stessi autentici, cioè l’unità di Mente e Anima di cui parlavamo all’inizio. Quella è la nostra destinazione, l’Eldorado, siamo noi, è dentro di noi, certamente non è fuori. Quei percorsi che danno l’illusione di esserci arrivati, rivelandosi poi fasulli per chi se ne accorge, aiutano solo fino a un certo punto, quando non danneggiano. Possono far percorrere un pezzettino di strada, ma poi è necessario avere sempre delle domande, degli interrogativi su dove si è, su che cosa si sta facendo.

Non ci si può illudere di trovare un equilibrio perfetto che rimanga tale da solo: è sempre importante, continuamente, fare un lavoro di riordino, di pulizia, di calibratura, di rimessa a punto, perché viviamo immersi in una realtà altamente inquinata da tutti i punti di vista: fisico, magnetico, emotivo, energetico, vibrazionale, psichico…di conseguenza è necessario attuare continuamente una pulitura a tutti i livelli. Non è possibile fermarsi pensando di aver trovato l’equilibrio finale, perché è un’illusione. Da ogni parte arrivano stimoli, pensieri, forme pensiero, inquinamenti mentali ed energetici che c’è bisogno di levare. Occorre ricentrarsi continuamente, rimettere a fuoco l’obbiettivo per evitare di scattare foto sfocate e pensare che sia un modo giusto di fare le foto. Ogni tanto arriva qualcuno che mette il nostro obbiettivo fuori fuoco, o passa un soggetto che sposta il focus automatico e lo direziona da un’altra parte, e poi dobbiamo pulire la lente, e tutto ciò richiede la nostra continua e costante attenzione su noi stessi, su quello che succede dentro, verificando se quello che succede fuori è coerente con ciò che sentiamo dentro e viceversa, quindi sincerarsi di che cosa stiamo producendo nella realtà esterna, verificare quanto e come il mondo esterno sta riflettendo la nostra interiorità, invece di fermarci a puntare il dito senza renderci conto che ciò che vediamo fuori è una diretta conseguenza di ciò che abbiamo prodotto interiormente. Questo è un discorso molto complesso, ma il mio obiettivo è solo quello di porre l’accento sulla capacità di distinguere i vari percorsi che portano a delle vere o presunte città, in modo da non incappare in filosofie – spirituali o religiose – che ci diano l’illusione di essere arrivati in una realtà vera, autentica, quando invece abbiamo ancora bisogno di rivedere dove siamo capitati.

 

Esistono vie vere e vie fasulle?

Con questo non voglio dire che ci siano delle vie vere e delle vie false, poiché ogni via ha in sé un pezzo di verità, ed è stata scoperta sulla base di un’esigenza di qualcuno che in passato l’ha trovata. E’ stata la sua personale via, che serviva in primis a quell’individuo, e poi  ne è stato fatto un filone che hanno seguito in molti che si sentivano in risonanza con quel tipo di percorso. E va benissimo. Ma se diventa l’unica via, rischia di essere limitata e parziale, perciò è molto più utile provare a sperimentare tante cose diverse. Ad ogni modo, la “strada maestra” esiste, ed è quella che porta a realizzare il Sé che significa, ripetiamolo, trovare la connessione tra Anima ed Ego. Ciò si realizza attraverso un Lavoro di costante Osservazione e di Presenza. Potremmo dire che la Consapevolezza, è la via maestra. Per arrivare lì, ci sono vari ausilii e strumenti che vanno benissimo, ma attaccarsi e identificarsi con lo strumento che permette di percorrere la via, è un errore. Quella tecnica, quella filosofia, quell’idea, rischiano di diventare una bandiera in testa che impedisce di vedere. Ci sono stati dei pensatori illuminati che hanno spaccato completamente le ideologie precedenti, suggerendo ai ricercatori la via da seguire, ma se ci pensiamo bene parlano davvero della stessa cosa, vale a dire: riconoscere di avere un ego, osservare i suoi meccanismi e disidentificarsi da esso, ritrovando unione col nostro divino e con tutto il suo potere creativo. Solo con l’allerta posta continuamente dal dubbio, dalla domanda, dalla pura e genuina intenzione del sapere e del desiderio di conoscenza, si va avanti, altrimenti si rischia di star fermi, di tornare indietro o di girare in tondo continuamente perché ciò che stiamo facendo non fa evolvere e tiene dentro a una cerchio che magari dà sicurezza, è un palliativo che forse allevia parzialmente da un dolore, da una sofferenza, da una fatica o da un mal di vivere, ma non va alla radice, non va veramente in profondità.

 

Quindi qual è la strada giusta?

Comunque, qualsiasi via intrapresa può andar bene, se la si percorre con totale e profonda coscienza, e sempre con la volontà di aprire gli occhi sulla realtà, cioè su cosa stiamo facendo dentro, più che su cosa succede fuori. Si può fare tutto, si può sperimentare tutto, si può andare ovunque, ma si deve acquisire la capacità di comprendere se si è finiti nella Venezia autentica, o nella Venezia riprodotta di Las Vegas. La strada deve metterti in condizioni di capire che strada stai percorrendo, e non di illuderti, ed è chiaro da questo assunto che questa è una capacità che si acquisisce col tempo, dopo aver sperimentato molto. Dev’esserci un momento in cui inizi a renderti conto se i passi li stai facendo su un cammino che porta verso una riproduzione fasulla della città o se stai andando veramente nella Venezia vera. Acquisire cioè la capacità di comprendere se il luogo in cui si è giunti è autentico o è un’altra delle tante simulazioni di verità che ci sono in giro anche in ambito spirituale o nell’ambiente della crescita personale.

Io non ho la pretesa di offrire “la verità”, ma nei miei percorsi e workshop cerco di inserire tutta l’esperienza che ho accumulato nei miei oltre 20 anni di ricerca, studio e pratica. Il mio approccio parte dal corpo, perché è il primo strumento diretto per l’applicazione pratica della consapevolezza. Corpo vuole dire sensazioni fisiche, respiro, voce, movimento, catarsi. Tutto ciò che viene mosso attraverso il corpo va poi compreso e contestualizzato: si generano dei movimenti emotivi importanti che vanno ricollocati, e questo permette di aggiungere la sfera emotiva e cognitiva. Si passa in seguito a toccare anche la parte mentale, creativa e spirituale attraverso altri metodi che consentono di dirigere il pensiero, stimolare l’espressione artistica e agevolare la comunicazione che l’anima cerca di stabilire con noi. A tutto questo, ognuno può aggiungere il pezzetto di conoscenza ed esperienza acquisita fino a quel momento, e arricchire il suo percorso ulteriormente.

Elisa Renaldin

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