Come sopravvivere al natale

24 Dicembre 2019by Elisa Renaldin

Ci risiamo!

E rieccoci! Un altro anno ci butta dentro al delirio natalizio, e a meno che non siamo tra i fanatici del Natale, c’è il rischio che la viviamo male, anzi malissimo. Ma cos’è che porta al punto di vivere così male un periodo dell’anno che, invece, dovrebbe – o almeno potrebbe – essere bellissimo? Beh, le ragioni sono diverse: un trauma o un brutto episodio accorso proprio nel periodo natalizio. Una relazione che è finita proprio in quei giorni. Un distacco precoce dalla famiglia che ha portato a non vivere più le “feste comandate” assieme ai parenti stretti. Oppure un susseguirsi di vicissitudini date proprio dal dover stare assieme a forza a parenti che non si ha nessuna voglia di vedere. L’obbligo a dover fare regali. La fatica e la pesantezza di dover rivedere “brutte facce e brutta gente”, dovendo trascorrere del tempo chiusi in casa mangiare, quando si vorrebbe essere altrove a fare altro. Oppure la tristezza di non avere nessuno con cui condividere questa giornata, che verrà passata in triste solitudine, nella speranza che finisca il prima possibile. Insomma, ognuno può avere mille ragioni per decretare che il giorno di Natale sia maledetto. Ma, come per tutte le altre cose, vi ricordo che è sempre una questione di percezione.

Al Natale è stato attribuito un fortissimo significato relativo alle relazioni, alla condivisione e allo stare insieme. Per questa ragione, se si sta male con le persone che si vedranno, o se le persone con cui si vorrebbe stare non ci sono, o non ci sono più, ecco che questa Festa rischia di diventare un supplizio e non si vede l’ora che finisca. Al Natale è stata appioppata addosso anche la famigerata etichetta del “siamo tutti più buoni”, quando nessuno è più buono, manco per le balle, anzi, in questo periodo sembra proprio che le persone siano più che mai irritabili e irritanti, estremamente di fretta, nevrotiche, assenti, fastidiose, perfino odiose. Insomma, altro che “più buoni”! Più isterici, direi! Ma quindi vediamo subito che si tratta di come le persone si comportano, e non certo della festa in sé. Se riusciamo ad escludere “la gente”, c’è la possibilità di ridare un senso a questa famigerata festa?

Un po’ di storia…

Iniziamo col dichiarare che essere credenti oppure no non c’entra nulla, perché il cosiddetto “natale” è stato creato dalla cristianità  incollandolo sull’evento della presunta nascita di Gesù il 25 Dicembre di 2mila e passa anni fa. Ma le origini della festa sono ben altre, e ben più lontane. In Siria e in Egitto era celebrato come il giorno della nascita del Sole, perché a partire da questa data i giorni cominciano ad allungarsi e la potenza del sole aumenta. Già questo basterebbe a renderlo un giorno degno di essere festeggiato. Poi c’è la celebrazione pagana della Luce – che si chiama Yule – e si svolge il giorno del solstizio d’inverno, verso il 21 dicembre. In questo giorno l’asse terrestre si inclina rispetto al sole nell’emisfero settentrionale e il sole raggiunge la massima distanza dal piano equatoriale. In questo festa del Sole, il ritorno della luce rappresenta l’elemento principale di questa celebrazione. I popoli Norvegesi lo consideravano un momento di gran festa e allegria. Yule è la rinascita, il ritorno della speranza e della vita, e non ha mai cambiato significato nel tempo. Festeggiare Natale, o Yule, significa principalmente festeggiare una stagione di luce, quindi di rinascita, a prescindere dal nostro approccio spirituale e dalle nostre convinzioni. L’albero di Yule, impropriamente noto ai più come ‘Albero di Natale’, è un simbolo di origine pagana, derivante dalla tradizione germanica. Nel Paganesimo germanico l’Albero di Yule rappresenta l’albero cosmico, la realtà manifesta frutto del dispiegarsi della vibrazione del principio di tutte le cose. Significa celebrare il rinnovarsi della realtà e della natura. Fu scelto l’abete perché è un albero sempre verde, che porta speranza nell’animo degli uomini visto che non muore mai, neppure nel periodo più freddo e difficile dell’anno. Addobbare l’albero con le luci, ricorda il rituale del grande falò dell’abete: in alcune popolazioni europee, con il fuoco dell’avete si bruciavano simbolicamente le negatività del passato. I Sassoni celebravano Modranect il 24 e 25 Dicembre. Significa la notte della Madre, era la celebrazione della nascita del sole per il solstizio d’inverno. Il giorno che seguiva la notte della Madre era per festeggiare la Dea. Nell’antica Roma in quel periodo si festeggiavano i Saturnali, festività della religione romana dedicata al dio Saturno e alla mitica età dell’oro. E poi: il Natale per i finlandesi ha un significato molto particolare. Ancor prima del cristianesimo, il popolo finlandese celebrava la Festa della Luce, un avvenimento tutto pagano, caratterizzato dai festeggiamenti per la fine dell’oscurità invernale prima dell’avvento della luce. Invece il culto del Sol Invictus ha origine in oriente. Le celebrazioni del rito della nascita del Sole in Siria ed Egitto erano di grande solennità.

Il 25 Dicembre è da sempre stata associata con la “rinascita del Sole”, il Natale del Sole Invitto (dies natalis solis invicti) che veniva festeggiato nell’antica Roma prima dell’avvento del Cristianesimo. Letteralmente natale significa “nascita”. La festività del Dies Natalis Solis Invicti veniva celebrata nel momento dell’anno in cui la durata del giorno iniziava ad aumentare dopo il solstizio d’inverno. Solstizio viene dal latino solstitium, che significa letteralmente “sole fermo”. Infatti nell’emisfero nord della Terra tra il 22 e il 24 dicembre il sole sembra fermarsi in cielo. Il buio della notte raggiunge la massima estensione e la luce del giorno la minima. E proprio il 25 dicembre sembra rinascere, ha ciò un nuovo “Natale”.

Quale significato?

Quindi vediamo bene che si possono trovare molti significati, a questa festa, svincolandola dall’insulso evento commerciale che è stata fatta diventare col tempo. In particolare c’è un’altra visione, la più importante a mio avviso, che riguarda gli aspetti cosmico e mistico della festa di Natale. La nascita del “Cristo” inteso come Sé Superiore rappresenta un avvenimento che si ripete ogni anno nell’universo, ma che si può verificare simbolicamente dentro di noi in ogni istante della nostra esistenza. Da secoli si ripete questa storia senza capirla, perché il simbolismo universale è andato perso. Il Natale dunque ci ricorda che il significato dell’esistenza umana è quello di risvegliare il sé inferiore al cospetto dell’anima e ciò avviene, all’inizio, mediante l’arte di vivere. Ciò è ottenuto gradualmente tramite un riorientamento dei desideri e, in una fase successiva, con l’identificazione con il sé superiore, il che significa sintonizzarsi sempre più con la propria Anima. Ecco, io trovo che questo sia il vero e reale significato di questa festa, checché se ne dica e se ne blateri a vanvera. Questo la rende una festa individuale, che però ci riconnette agli altri attraverso la condivisione, che comunque dev’essere libera e spontanea.

E’ la festa dell’obbligo?

Come la mettiamo coi doveri famigliari? Beh, gente, ognuno decide un po’ come torturarsi o deliziarsi, in questa giornata. A chi si lamenta che non ha voglia di stare con certi parenti, dico: perché non prendete scelte diverse? Chi vi incatena ai tavoli ad ingozzarvi di cibo? Nessuno, siate onesti. E prima che mettiate in causa i figli come onnipresente scusa, sappiate che i bambini amano il Natale perché è festoso e perché ricevono doni, e questa cosa potete fargliela vivere ovunque e con chiunque, anche in riva al mare, o in cima a una montagna. Dico inoltre che la “famiglia” non è per forza quella genetica, e ci sono molte persone che trascorrono il Natale con affetti veri e selezionati, e non si impongono di stare con parenti e persone che non hanno voglia di vedere. Restano coerenti e si autorizzano a fare una scelta diversa. A chi, invece, non ha nessuno con cui trascorrere il Natale faccio i miei personali Auguri e ricordo che ci sono diverse possibilità, prima fra tutte quella invitare qualcuno a trascorrere questa giornata assieme perché, sapete, di orfani del Natale ce ne sono in giro molti. Io sono una di quelli. A me il Natale è stato strappato quando avevo circa 11 anni, a causa di una religione fondamentalista che non prevedeva l’osservanza di questa Festa. L’ho perso per anni, e poi l’ho ritrovato a fatica, ridefinendolo, ricostruendolo e facendolo diventare una ricorrenza su misura per me, che avesse un senso e un nuovo significato. Perciò se avete una famiglia che amate con cui trascorrere questa giornata, siatene grati, oppure provate a rinunciare a tutto questo e poi mi dite com’è. A chi ha voglia di starsene da solo, bene, prendete armi e bagagli e andate via, nessuno vi trattiene, sapete? Potete anche saltare a pié pari tutto il periodo viaggiando altrove. Qualsiasi scelta prendiate, vi auguro che sia una scelta vera e sincera, che risponda alle vostre esigenze e ai vostri desideri. Ma soprattutto vi auguro di vivere questa giornata assaporando il vero suo significato, che è quello della Rinascita Interiore, che è e rimane un atto individuale e sacrosanto. Buon Natale a tutti.

Elisa Renaldin

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